Celebrazione della Giornata della memoria - 27 gennaio

Notizia del 23.01.2009

Il 27 gennaio ricorre in Italia, come in tutta Europa, la Giornata della Memoria, istituita con la legge 211/2000 per ricordare la liberazione del campo di Auschwitz e la rivelazione al mondo intero della terribile tragedia della Shoah (sterminio del popolo ebraico). La data stabilita dalla legge, il 27 gennaio, è il giorno in cui nel 945 furono abbattuti i cancelli di Auschwitz.
L’Assessore alla Pubblica Istruzione, Politiche Giovanili e Biblioteca Marina Balleello del Comune di Mirano intende partire dal ricordo di questo genocidio immenso per sensibilizzare le nuove generazioni al dialogo fra popoli e all’attenzione contro ogni ricorso della storia che tenti di riproporre barbarie e disumanità.
Nella mattinata del 27 gennaio l’Amministrazione Comunale in collaborazione con l’ANPI del Miranese promuove lo spettacolo “Cantandone da vivi. Scherzi della memoria e abusi nella storia della guerra civile” per gli alunni delle scuole medie del territorio.
Presso il nuovo Teatro alle ore 10.00 gli studenti assisteranno ad una conferenza spettacolo sulla Resistenza e sulle guerre civili in Italia (1917-1945) portata in scena dalla compagnia Piccola Bottega Baltazar di Vigodarzere (Padova) con Emilio Franzina, professore ordinario di Storia dell'Università di Verona.
 
La celebrazione dell’anniversario prosegue nel pomeriggio alle 16.30 con la proiezione gratuita aperta a tutti del film “Il bambino col pigiama a righe” di Mark Herman nel Teatro di Mirano. Il film, tratto dall'omonimo romanzo di John Boyne , è appena uscito nelle sale cinematografiche. La storia, ambientata nella seconda guerra mondiale, viene raccontata attraverso gli occhi di Bruno, un bambino di 8 anni figlio di un comandante delle SS. Bruno fa amicizia con Schmuel, un bambino ebreo rinchiuso nel campo di concentramento di Auschwitz, con cui conversa e gioca attraverso la barriera di filo spinato del campo. La loro amicizia finisce per avere conseguenze allarmanti ed inaspettate. E’ un film evocativo di un'epoca nera e tragica, rivista attraverso la psicologia di un'amicizia infantile e di una (pre)matura scelta di campo, complicate da una realtà storica di discriminazioni e di selezioni razziali. Immagini che richiamano per tutti la necessità di frequentare (sempre) la Memoria e di non considerare mai risarcito il debito con il nostro passato.
 
Riguardo allo spettacolo “Cantandone da vivi”, Franzina è un “professore con la chitarra” che in questi anni s'è scoperto piacevole artefice di "conferenze spettacolo” facendo ascoltare un inestimabile patrimonio di musica nazionalpopolare che chiede soltanto di non essere dimenticato. Ultima ricognizione in ordine di tempo, “Cantandone da vivi...” sulla tragica e dolorosissima guerra civile combattuta in Italia tra l'8 settembre del 1943 e il 25 aprile del 1945. Un capitolo al quale Franzina giunge per gradi, indicandone i prodromi nei diversi stati d' animo di chi tornò dall'immane massacro del 1915-18: gli uni con l'animo esacerbato e colmo di risentimento, gli altri con l'esaltazione dell'Ardito pronto a denunciare la "vittoria mutilata". Lì fu la radice degli opposti orientamenti politici e sociali subito travasatisi negli scontri degli Anni Venti tra "rossi" che aspettavano la rivoluzione leninista e "neri" fascisti presto al potere. Ecco Mussolini, il delitto Matteotti, l'Abissinia, le "inique sanzioni", il profetico precedente della Spagna, ecco l'inevitabile sbocco nella Seconda Guerra Mondiale, e via di conseguenza. Seduto accanto a un apparecchio a valvole che trasmette Radio Londra, illuminato da un'abat-jour d'epoca, Franzina dunque rievoca, spiega, cita, mentre alle sue spalle uno schermo non cessa di proiettare immagini, fotografie, film
Luce, e al suo fianco la Piccola Bottega Baltazar è pronta a fornirgli il corredo sonoro. Tra rastrellamenti e bombardamenti, torture e fucilazioni, imboscate e rappresaglie, spuntano nefandezze assortite ma affiorano anche inaspettate affinità generazionali, s'insinuano preti e innamorate, bordelli e strazianti addii ai familiari. Se Franzina è bravo a tenere insieme tanta lancinante materia senza confondere i ruoli, a capire senza giustificare, a mostrare non amore di revisionismo ma di verità, è però ancora più bravo a scandire il suo racconto in un tono sobriamente colloquiale, e, soprattutto, con una profonda dose di umana pietà. Né gli sono da meno gli strumentisti patavini con un prezioso crescendo di arrangiamenti acustici.
 
La Piccola Bottega Baltazar e' una formazione veneta nata nel 2000. La loro musica e le loro parole vivono in un piacevole stato di anacronismo, dove all'interesse per la canzone d'autore si intrecciano venature di musica popolare, classica e jazz.
Nel corso degli anni ha ricevuto diversi riconoscimenti ( Premio Valmarana 2000, Premio Risonanze 2002, Premio RockitEyes 2004, Premio Monferr'autore 2005, finalista a L'artista che non c'era 2007, 2^ classificata al Venice Music Festival 2007) e lusinghiere recensioni dalla stampa nazionale.
Ad oggi, ha pubblicato tre cd prodotti e distribuiti dalla collana D'autore di Azzurra music: Poco tempo, troppa fame - omaggio a Fabrizio De André nel 2002, Canzoni in forma di fiore nel 2004 e Il disco dei miracoli nel 2007 (quest'ultimo nominato tra i 20 migliori dischi independenti italiani del 2007 dal P.I.M.I., Premio Italiano Musica Indipendente).
Ha scritto ed eseguito musiche per vari spettacoli teatrali, reading, documentari RAI.  Ha inoltre composto le colonne sonore del film-documentario La Mal'ombra ( Premio Avanti! al Torino Film Festival 2007) prodotto da Jolefilm e di Come un uomo sulla terra (vincitore del Salina Doc festival). 
Da alcuni anni la PBB tiene concerti in tutta Italia e ha avuto modo di esibirsi anche in Spagna, Svizzera, Germania, Grecia e Messico.