Cordoglio per la scomparsa di Shlomo Venezia

Notizia del 02.10.2012

L’Amministrazione comunale di Mirano esprime profondo cordoglio per la scomparsa di Shlomo Venezia, uno dei più importanti testimoni della Shoah, sopravvissuto all’inferno dei campi di sterminio e autore del libro “Sonderkommando Auschwitz. La verità sulle camere a gas, una testimonianza unica” (Rizzoli).

Si è spento a 89 anni nel sonno dopo aver dedicato gli ultimi decenni della sua vita a trasmettere la memoria della Shoah alle giovani generazioni. Ha parlato a migliaia di studenti, emozionati dalla forza e dal coinvolgimento del suo racconto, che hanno saputo dalle sue parole cosa fu la tragedia ebraica.

Nel 2005, in occasione delle iniziative promosse dal Comune di Mirano per il 60° della Liberazione, era intervenuto all’Istituto “8 Marzo” su invito dell’allora Assessora all’Istruzione e attuale Sindaca Maria Rosa Pavanello.

“Siamo stati onorati di sentire la sua toccante testimonianza – ricorda la Sindaca – riguardo al volto più oscuro e crudele del nazismo. Era uno degli ultimi testimoni diretti delle atrocità commesse dalla follia nazista e forse l’unico che avesse vissuto lo sterminio come vittima e ingranaggio della macchina di morte. Una condizione disperata e annichilente che, solo dopo anni di sofferenza e silenzio, ha saputo trasformare con grandissima umanità in monito per le giovani generazioni e per la politica affinché non si dimentichi e non si ripeta una delle pagine più drammatiche di tutti i tempi''.

“Inviterò le scuole –prosegue Pavanello – ad organizzare iniziative formative dedicate a Shlomo Venezia in occasione del ‘Giorno della memoria’ e in altri momenti affinché sia portata avanti la sua opera di trasmissione della memoria, un inestimabile insegnamento per i più giovani, perché capiscano a che punto può arrivare la follia umana quando prevale l’odio, etnico e religioso''.


Shlomo Venezia
, ebreo italiano residente a Salonicco (Grecia),  fu arrestato con i familiari nel marzo 1944 e deportato a 19 anni nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, dove venne scelto insieme al fratello Moises per lavorare nel Sonderkommando. I Sonderkommando, “kommando speciale”, erano squadre per lo più composte da ebrei deportati da ogni parte d’Europa che operavano all’interno dei campi di sterminio. Il loro lavoro si svolgeva all’interno delle camere a gas e dei crematori e consisteva nel trascinare le migliaia di salme esanimi fuori dalle camere a gas e privarle di ogni cosa “umana” che sarebbe potuta essere riutilizzata dal Reich, come i denti d’oro o d’argento o i capelli usati per fare tessuti. Il loro compito era anche quello di portare le salme nei forni crematori o nelle grandi fosse, scavate a lato degli edifici progettati per lo sterminio, utilizzate come forno a cielo aperto. Periodicamente venivano uccisi perché non restassero testimoni.
Sette mesi a Birkenau a tagliare i capelli alle donne destinate alle camere a gas e al recupero dei cadaveri destinati ai forni, poi altri cinque a Mauthausen, infine l'insperata salvezza dopo «il gas, le torture, la scomparsa dei parenti, degli amici, freddo e, ovunque intorno, la fame». Riuscì a salvarsi ma dopo la Liberazione si ritrovò incapace di testimoniare la sua esperienza. Solo dal 1992 ha deciso di intraprendere il doloroso cammino rivolto alle nuove generazioni perché non dimentichino e ha pubblicato le sue memorie nel 2007. Accolta con vivo interesse in tutto il mondo per la sua straordinaria unicità, questa testimonianza è l'antidoto a ogni follia negazionista. Il lucido e onesto racconto di quest'uomo è la forma più nobile di omaggio alle vittime di ieri: la memoria.