"Giornata della Memoria dei Martiri di Mirano": il discorso della Sindaca Pavanello

Notizia del 15.12.2014

Si dà pubblicazione del testo del discorso pronunciato dalla Sindaca Maria Rosa Pavanello in occasione della "Giornata della Memoria dei Martiri di Mirano":

«Quella di oggi è una celebrazione particolarmente importante per la nostra Città. Lo è solitamente, ogni anno, ma lo è ancor più in questo 2014, che segna i 70 anni di uno dei passaggi più tragici della sua storia, la carneficina avvenuta nella casa del fascio. Passaggio che, però, allo stesso tempo, deve essere uno dei migliori e profondi motivi d’orgoglio per i suoi cittadini, per noi oggi. Quest’episodio, infatti, assieme alle altre uccisioni di partigiani, come la fucilazione al cimitero del gennaio ‘45, testimonia che a Mirano e nel territorio che la circonda sono vissuti, hanno lottato e, per questo, sono morti tanti uomini, per la maggior parte giovani e giovanissimi, che hanno scelto di reagire all’occupazione nazista, alla dittatura fascista e alle costrizioni della successiva Repubblica Sociale, di lottare per contribuire a liberare la propria Città e, più in generale, il proprio Paese da un giogo spietato, che aveva cancellato la democrazia e annientato ogni libertà.

Questa significativa ricorrenza arriva a poca distanza da un’altra importante occasione commemorativa legata alla Resistenza, quella con la quale abbiamo ricordato quattro figure fondamentali della vita politica e sociale di Mirano che, nella loro gioventù, erano stati antifascisti e partigiani: Bruno Ballan, Gioacchino Gasparini, Luigi Argeo Masaro e Giancarlo Tonolo. È motivo d’orgoglio per tutti noi miranesi sapere che a forgiare la nostra Città così come noi oggi la conosciamo hanno contribuito uomini e politici formatisi grazie anche ai valori culturali ed etici della Resistenza, gli stessi che hanno animato i Martiri che oggi onoriamo. In questo mio breve discorso, attraverso il quale vorrei provare a rendere il senso del sacrificio di quei martiri, ma anche il valore della loro scelta e il contesto in cui maturò, mi avvarrò anche delle parole di alcuni di quei quattro importanti concittadini.

In pochi minuti ho già pronunciato più volte la parola scelta, riferendomi ai giovani che oggi ricordiamo. Che fosse frutto di convinto e ispirato antifascismo o nascesse primariamente dalla volontà di evitare un nuovo reclutamento, questa volta nell’esercito della Repubblica Sociale, l’azione dei partigiani – e quindi anche di questi nostri ragazzi – è stata prima di tutto una scelta consapevole, una netta espressione di coraggio, segno di grande forza e volontà, per cambiare una situazione intollerabile. Ed è significativo che questa posizione maturasse trasversalmente a tutti gli schieramenti politici democratici e, anzi, spesso andasse oltre essi, come spiegava Giancarlo Tonolo, sindaco negli anni ‘70: «molti giovani, anche fra i caduti, non avevano partito, ma l’hanno fatto per un senso civico di rinascita del Paese e per antifascismo: solo dopo sono diventati azionisti o comunisti».

Spesso, dunque, erano il più elementare e puro senso di giustizia e la volontà di aiutare la propria gente ad accendere il coraggio della scelta in questi giovani. Sono bellissime ed esemplificative, in questo senso, le parole del discorso fatto da alcuni partigiani più anziani a Bruno Ballan nel momento in cui lui stava maturando la propria scelta: «Bisogna combattere per la libertà, bisogna darsi del tu, siamo tutti fratelli, bisogna combattere fascismo e nazismo, bisogna rispettare tutte le idee, tutti i partiti, la democrazia». Nella trasmissione degli ideali antifascisti ai giovani – che poi sarebbero stati partigiani – aveva spesso giocato un ruolo chiave la famiglia, ma anche il rapporto con amici più anziani, con compaesani più maturi che per lavoro frequentavano realtà più grandi come Venezia e la sua area industriale. Trovo molto bello ed evocativo, quindi, che oggi siano gli studenti delle scuole superiori a raccontare spiegare la nostra storia e i valori che ha modellato ai loro colleghi più giovani delle medie: mi piace vedervi un collegamento diretto, che viaggia attraverso i decenni, con l’importante formazione che gli uomini del ’43-’45 seppero impartire ai giovani di quegli anni. Dovete essere orgogliosi, ragazzi, di aver il compito di raccontare la vicenda di quegli uomini.

Tra i meriti che i partigiani di Mirano e del Miranese ebbero, vi fu anche quello di ridare fiducia, speranza e forza alla popolazione. Il coraggio della loro reazione è stato il tocco che ha avviato come un risveglio della gente delle nostre terre, che per la maggior parte, come ricordava un altro ex-sindaco, Gioacchino Gasparini, «non era stata fascista e […] aveva avversato questa guerra. […] Stavamo cioè scoprendo – spiegava Gasparini – un altro aspetto della nostra società che andava sempre più rivelandosi con il procedere degli eventi bellici, fino a rendere evidente un distacco, anzi una frattura tra l’ideologia dominante ed i sentimenti del popolo». La gente, i contadini iniziano ad aiutare i giovani ribelli, fornendo loro riparo e cibo, proteggendoli dai rastrellamenti fascisti. Il coinvolgimento della popolazione fu provvidenziale per i nostri partigiani, impegnati su un terreno molto difficile e poco adatto a nascondersi e sopravvivere in clandestinità. Ecco che, allora, trainata in prima fila da alcuni uomini e donne di grande coraggio, che in molti pagheranno con la vita, la Resistenza miranese si trasforma in una resistenza corale, che coinvolge, anche se meno direttamente, molte altre persone. La forte compenetrazione tra territorio e movimento partigiano – che costituisce un’ulteriore motivo d’orgoglio per Mirano, la sua gente, la sua storia – è ben resa dal fatto che, per esempio, alcuni partigiani contraccambiassero l’aiuto ricevuto aiutando i contadini col lavoro nei campi.

Tornando al presente, ritengo sia importante sottolineare che oggi siamo qui per ricordare e ringraziare chi ha avuto il coraggio di dare la propria vita per i propri concittadini di allora, sapendo di darla anche per le generazioni future, conscio dei rischi terribili a cui andava incontro, ma animato da un inestinguibile senso di giustizia. Lo facciamo nel luogo simbolo – assieme al cimitero – del sacrificio dei Miranesi per la Resistenza e la libertà. Voglio ringraziare le scuole, gli insegnanti, gli studenti, l’Anpi e l’Auser per l’impegno nel costruire questa giornata. E desidero ringraziarli per il modo particolarmente coinvolgente e toccante con cui hanno allestito la commemorazione di questa mattina: il percorso degli studenti lungo i sei punti in cui i fascisti lasciarono i corpi straziati dei sei ragazzi crea un forte filo conduttore con gli avvenimenti che ferirono questa piazza e tutta Mirano settant’anni fa. Voglio dirvi che chi ha oltraggiato le vite e i corpi di quei ragazzi ha in qualche modo consacrato per sempre la nostra Piazza, nel nome ma soprattutto nella memoria e nella percezione dei cittadini miranesi, unendo la Città nel ricordo dei sei ragazzi e di tutti i loro compagni sacrificatisi per la nostra libertà.

Oggi, dunque, non possiamo che ringraziare dal profondo i nostri Martiri per la libertà che hanno contribuito a restituire e per l’esempio di integrità, forza e generosità che ci hanno lasciato. Grazie ai nostri partigiani, ai nostri martiri, a chi li ha sostenuti, e viva Mirano!»