Mirano aderisce al protocollo d'intesa Progetto "Controllo di vicinato"

Notizia del 13.01.2017

Ieri la sindaca Maria Rosa Pavanello ha comunicato alla prefettura di Venezia la decisione del Comune di Mirano di aderire al Protocollo d'intesa Progetto “Controllo di vicinato”, il documento che, recependo le indicazioni della prefettura stessa e dell’Associazione nazionale Controllo di vicinato, delinea le modalità operative che tutti i gruppi di volontari che vogliono impegnarsi per la sicurezza della propria città devono osservare per fornire un servizio realmente utile ed efficace e che non rischi di generare situazioni potenzialmente pericolose per i cittadini.

Scrive la sindaca Pavanello nella comunicazione al prefetto Carlo Boffi: «con la presente comunico la volontà del Comune di Mirano di sottoscrivere il Protocollo d'intesa Progetto “Controllo di vicinato”, per permettere la formazione di gruppi di controllo di vicinato sul territorio comunale che agiscano in modo regolare e normato».

L’adesione, dunque, nasce dalla necessità di dare il maggior sostegno e creare il miglior contesto possibili per i gruppi di controllo di vicinato che si costituiranno o si sono appena costituiti a Mirano, come quello in via di formazione nell’area nord del capoluogo, dove è presente un nucleo di volontari che ha manifestato l’intenzione di operare secondo i criteri fissati dal Protocollo.

Non solo: agire secondo il Protocollo è irrinunciabile, perché la prefettura e le forze dell’ordine riconoscono come regolari ed efficaci solo i gruppi di controllo del vicinato che si attengono alle norme contenute nel documento. Diversamente si rischia di porsi fuori dalla legge. Scrive, infatti, il prefetto Boffi: «Il modello operativo, che verrà attuato, dovrà rispecchiare le linee procedurali messe in atto dall’Associazione nazionale Controllo di vicinato e già approvate da questa Prefettura, d’intesa con le Forze dell’Ordine, evitando comportamenti non conformi alle disposizioni normative vigenti in materia, tali da creare possibili ingerenze nell’attività di repressione, propria delle Forze di Polizia, con conseguenti responsabilità anche di carattere penale».